La storia di Aurora e Gioele

“Buongiorno Virginia. Aggiornamento dopo un mese: 3.840 g e 54 cm!”
Eccole stamattina le parole di mamma Aurora. A circa 9 settimane di gravidanza mi aveva contattata per iscriversi al corso di accompagnamento alla nascita in coppia. Considerato l’orario di lavoro del papà ed il poco tempo che trascorrevano insieme sentiva il desiderio di dedicarsi un percorso condiviso. Lei, sempre impostata e razionale, pochi sorrisi e poche parole, di primo acchito diresti sia diffidente. E invece no, stava solo studiando la sua strada per comprendere ciò che le permettesse di sentirsi ben seguita e consapevole di ogni elemento.

Alla soglia degli esami preparto mi scriveva “Voglio stare tranquilla e vorrei fare un paio di visite a casa con te prima della nascita. Ho bisogno della tranquillità che solo tu riesci a trasmettere e non dell’ennesima ecografia”. Le sue idee di stavano chiarificando da un percorso standard a un percorso più adatto a ciò che sentisse, la sua consapevolezza stava emergendo.
“Ciao Virginia, ci dovremmo vedere Giovedì 15 ma riusciamo ad anticipare? Ho qualche strana sensazione”
“Cosa senti Aurora?”
“Che nasce prima”

Il suo istinto aveva ragione, in effetti il travaglio non impiegò molti giorni prima di mettersi in moto.
17 Novembre 2018: “Ciao sono Gioele, sono nato a 00:40, peso 3 kg e 40, sono alto 50 cm e sto bene come la mia mamma!”

La storia sembra finita, ma è ancora lunga. Questo perché tutta l’attenzione si focalizza generalmente sul parto, ma il difficile, spesso, arriva dopo.
Era Lunedì 19, ero appena partita per iniziare un nuovo percorso di formazione a Firenze. In quei giorni il telefono si spegne e ci si dedica solo all’accrescimento professionale.
Nel pomeriggio: “Ho bisogno di te sono in crisi. È arrivata la montata lattea. Sono quasi propensa al latte artificiale”.
Avevamo finito lezione alle 20:00, in marcia verso una pizza la richiamai. Era in lacrime, singhiozzava, blackout totale. Lei, sempre lucida e razionale, il suo cuore stava urlando: sentiva di non farcela, ne era certa. Non voleva più fare nulla, solo arrendersi e scappare da una situazione che non le permetteva di sentirsi a suo agio, una situazione in cui si sentiva giudicata per non essere capace. Cercammo una soluzione rapida ed efficace. Aveva delle brutte ragadi, il dolore che poteva provare anche al solo pensiero di dover attaccare suo figlio al seno era enorme, ed era comprensibile. Seguì il mio ragionamento, era un compromesso, pochi fronzoli, nozioni pratiche ed efficaci. La conoscevo troppo bene per lasciarla andare, proprio non era da lei. E con un seno in montata lattea non si scherza. Andò bene. Riattaccò Gioele e il sollievo fu pressoché immediato, tornò la tranquillità, giusto il tempo di rivedere insieme tutto a casa.
La prima volta c’era anche papà Lillo. Il bello di conoscere le coppie è che si dà spazio anche ai papà. Piangeva nel raccontarmi come si era sentito quella sera, gli uomini si prendono tutto il carico emotivo. Li vedi che parlano tranquilli, poi si fermano e scoppiano, travolti dall’emozione. E va bene così, tutto ciò che muove è positivo.
Una settimana dopo: “Sono stata poco fa dal pediatra, tutto bene ha preso 150 grammi da giovedì scorso”. E questo era solo il primo aggiornamento peso, il primo di tanti sempre a tre cifre.

Aurora ha affrontato una grande sfida contro se stessa. Lei come tante altre mamme. Il post-partum è un momento delicato e avere un contatto pronto, da utilizzare subito, al primo elemento di dubbio, permette di risollevarsi. Aurora ha affrontato una grande sfida contro sè stessa e ha vinto le proprie paure.

Stamattina, dopo l’aggiornapeso felice, sapete cosa ha scritto?
“Sto imparando a fare la mamma”.

Buona continuazione di questo grande ed avventuroso percorso 🌷
La vostra Ostetrica,
Virginia