
Tensione al seno?
Ingorgo?
Dotto ostruito?
Arrossamento?
Quale parte del seno viene drenata maggiormente dal bambino? Quella che corrisponde al suo mento, dunque alla lingua che scorre sull’areola massaggiando e drenando i dotti lattiferi soprastanti.
Il seno è una ghiandola corporea circolare, immaginiamola come un centro e tanti grappoli d’uva disposti a raggiera, in tridimensionalità. La produzione di latte risponde alla legge della domanda e dell’offerta: maggiore è lo stimolo al seno da parte del bambino (o del tiralatte in caso di separazione mamma-bambino o di temporanea impossibilità ad attaccare il bambino), maggiore sarà la produzione di latte, se vi è stimolo, vi è produzione. Più i singoli acini ghiandolari vengono drenati, più sarà possibile la garanzia di una produzione di latte uniforme, mantenendo il seno morbido, senza aree di tensione, turgore o arrossamento.
Quando il bambino non si attacca al seno e non estrae il latte con regolarità, ad esempio dormendo maggiormente rispetto al solito ed in qualunque situazione in cui la mamma è impossibilitata ad offrirgli il seno, tornando al lavoro, durante un urgenza, ecc, possono verificarsi condizioni per cui vi è un ristagno di latte all’interno del seno, in forma generalizzata o localizzata ad un’area del seno. Ciò può avvenire facilmente anche in tutte le situazioni in cui l’allattamento al seno non è a richiesta, dunque introducendo interferenti con la suzione al seno, quali ciuccio e biberon, allattando ad orari fissi ed interrompendo la poppata da un seno per passare all’altro (una pratica di allattamento corretta prevede l’offerta di un seno per poppata senza limiti di tempo, e solo nel caso in cui il bambino si mostra desideroso di attaccarsi anche all’altro seno è possibile offrirlo, altrimenti vi sarà normale alternanza del seno offerto durante le poppate giornaliere), o procedendo con lo svezzamento, nel caso non sia lasciata libertà al bambino di attaccarsi al seno secondo il suo desiderio di alimentazione e di consolazione.
Aree di ingorgo possono presentarsi anche in caso di utilizzo di indumenti stretti, fascianti o generanti pressione sulla cute, reggiseni da allattamento costrittivi, reggiseni non adatti all’allattamento, bendaggi stretti, compressione parziale o totale del seno durante il sonno in posizioni di decubito prono o laterale in cui il seno viene inavvertitamente schiacciato contro il materasso/il bambino/gli arti.
È possibile che in concomitanza di un’area localizzata più tesa e dolente compaia anche un arrossamento cutaneo. I dotti lattiferi sono strutture millimetriche, la cui dilatazione causata dal ristagno di latte comporta un processo infiammatorio locale (NON infettivo). È importante quando si verifica arrossamento cutaneo individuare se vi sono aree di tensione e procedere al drenaggio di quella parte del seno, di modo da alleviare la tensione, il dolore ed il rossore.
Un caso particolare si verifica quando un dotto lattifero si ostruisce di latte. In tal caso compare sul capezzolo una piccola vescica (bollicina/puntino) bianca, segno dell’ostruzione e della coagulazione della porzione lipidica del latte.
Prima di procedere all’estrazione del latte è consigliabile attivare il riflesso ossitocinico prendendosi cura del seno, attuando un massaggio circolare con i palmi, con piccoli e delicati tocchi con i polpastrelli, scaldando il seno con impacchi preferibilmente caldo-umidi (seno in ammollo in acqua calda, panni bagnati con acqua calda, borsa dell’acqua calda o cuscinetti caldi).
Essendo il mento lavoratore il responsabile dell’estrazione del latte, alternare le posizioni di allattamento durante il giorno e mantenere il seno morbido concorre a prevenire la sintomatologia descritta, evitando aree di dolore, tensione, inturgidimento e rossore.
Nel caso si presenti tale situazione, è possibile attaccare al seno più volte durante la giornata (curandosi di non trascurare il seno opposto) il bambino con il mento rivolto verso l’area interessata:
– il quadrante inferiore del seno richiede mento rivolto verso il basso
– il quadrante superiore richiede mento rivolto verso l’alto
– il quadrante esterno richiede mento rivolto esternamente
– il quadrante interno richiede mento rivolto internamente
La posizione di allattamento classica (a culla) è quella che viene più comunemente utilizzata, non permettendo un ottimale drenaggio dei restanti dotti ghiandolari. Ciò non significa che allattando sempre in questa posizione la produzione di latte sia destinata a calare o il seno sia destinato ad ingorgarsi: il vero protagonista dell’allattamento è il bambino, se la sua suzione è valida e vigorosa potrebbe essere in grado di drenare completamente tutto il seno anche in tale posizione.
Se ciò non avvenisse, ecco uno schema utile.
Le posizioni in cui i piedi del bambino sono rivolti verso la testa o le spalle della mamma, fatta eccezione per la posizione della lupa (a carponi), sono più facili da attuare in posizione sdraiata o semiseduta, in quanto la forza gravità concorre a mantenere il corpo del bambino ben adeso a quello materno.
La posizione della lupa (a carponi, mani a terra o gomiti bassi, con il seno offerto al bambino dall’alto) è ideale per gli ingorghi generalizzati in quanto la forza di gravità che attrae il seno verso il basso aiuta notevolmente la fuoriuscita del flusso di latte.
Dopo la poppata, nel caso in cui si avvertano ancora aree di tensione, è consigliabile spremere manualmente il seno, ponendo il pollice nel punto in cui prima vi era il mento del bambino.
Se al termine della poppata persiste ancora rossore, tensione, turgore o indolenzimento è utile utilizzare impacchi freddi per decongestionare e donare sollievo.
N.B. I consigli riportati non sostituiscono un parere competente in caso di urgenza o necessità. Sarà il professionista in tal caso a proporre valido trattamento in relazione al caso specifico, alla donna e al bambino. Non sottovalutare il rossore al seno in caso di temperatura >38,5° persistente oltre le 24/48 ore, segno che potrebbe essersi instaurato un processo infettivo.
© Ostetrica Virginia Terzi